Chirurgia Funzionale nella CMT: Un aiuto concreto
Uno studio dimostra l’utilità a breve termine della Chirurgia Funzionale per le persone con malattia di Charcot-Marie-Tooth. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Chiara Rambelli, coautrice dello studio, di parlarcene.
Il nostro gruppo di ricerca presso l’Ospedale accreditato Sol et Salus ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Frontiers in Neurology, condotto su pazienti con deformità del piede secondaria a malattia di Charcot-Marie-Tooth. Dei 10 pazienti che hanno firmato il consenso informato allo studio e che rispettavano i criteri di inclusione, due sono stati sottoposti a chirurgia su entrambi gli arti inferiori per cui lo studio è basato sulla valutazione pre- e post-intervento di 12 arti inferiori. Lo studio puntava a determinare i benefici a breve e medio termine che la Chirurgia Funzionale ha sulle persone con CMT, in termini di dolore legato alle deformità e efficacia nella dorsiflessione del piede, in genere compromessa in chi soffre di CMT.
I pazienti sono stati valutati nel laboratorio analisi del movimento e biomeccanica (LAMB) prima dell’intervento, successivamente operati dal team del Dott. Zerbinati e infine rivalutati clinicamente e mediante analisi strumentale del cammino al termine del mese di degenza post operatorio.
Può la chirurgia alleviare i dolori di chi soffre di CMT?
Dalle valutazioni di laboratorio è emerso che la chirurgia funzionale della deformità del piede nella malattia di CMT è efficace nel ridurre il dolore legato al cammino, osservando un maggiore effetto sui pazienti che accusavano un più elevato dolore alla valutazione pre-operatoria.
Inoltre, a un mese dal trattamento chirurgico e riabilitativo intensivo, si osservava un incremento del movimento in flessione dorsale della caviglia, sia passivo che attivo, associato a una maggiore capacità di progressione sul piede operato (definito come “avanzamento del centro di pressione”) che passa dal 44% al 60% della lunghezza del piede, indicando un miglioramento sia del contatto del piede al suolo che del suo avanzamento in fase di appoggio.
Più della metà dei pazienti si è percepito come “molto migliorato” alla valutazione post-trattamento, nonostante le misure di equilibrio e di velocità del cammino non mostrassero miglioramenti significativi, compatibilmente con la debolezza muscolare che caratterizza la neuropatia di base. Il miglioramento riferito dai pazienti era, nella maggior parte dei casi, riferito alla riduzione del dolore relativo al cammino e al recupero della possibilità di utilizzare calzature commerciali.
In conclusione, questo studio ha descritto gli effetti a breve termine della chirurgia funzionale e un successivo programma di fisioterapia per la correzione delle deformità degli arti inferiori secondarie a CMT. Il dolore legato al cammino è diminuito, la dorsiflessione della caviglia e la progressione del centro di pressione sono aumentate considerevolmente nel breve termine, supportando l’idea di potenziali miglioramenti in altre variabili nei mesi a venire, da indagare. È possibile consultare l’intero articolo sul sito della rivista Frontiers in Neurology
Dott.ssa Chiara Rambelli