Diagnosi della CMT
AllegatiIn caso di sospetta CMT per sintomi riconducibili a una neuropatia periferica, il paziente viene sottoposto ad un preciso iter diagnostico, consistente in una serie di esami di routine (più o meno invasivi) allo scopo di inquadrare le caratteristiche principali a livello clinico e sintomatico del deficit motorio e/o sensitivo. I dati raccolti dai vari esami sostenuti indirizzeranno il neurologo verso la ricerca genetica di una mutazione, piuttosto che di un’altra. Al momento sono più di 130 i geni noti ascrivibili a una forma di Charcot-Marie-Tooth.
L’Iter Diagnostico
In genere si procede da subito con un esame neurofiosiologico completo, che comprende analisi come l’elettromiografia (EMG), l’elettroneurografia (ENG) e i potenziali vocati sensitivi (PES) e motori (PEM). Esso consente d’inquadrare la malattia quale forma demielinizzante o assonale, quindi di fornire le indicazioni per le indagini genetiche sulle forme più comuni.
Esistono delle linee guida internazionali per la diagnosi genetica della Charcot-Marie-Tooth, per la scelta dell’ordine con cui testare le varie forme di CMT in funzione della velocità di conduzione nervosa, dell’età in cui si è iniziato a camminare o delle modalità di trasmissione.
Nella maggior parte dei casi, questi esami sono sufficienti ad identificare la forma di CMT specifica. Quando ciò non sia possibile, per la particolarità dei sintomi presentati o per la rarità della forma, possono essere proposti altri esami di approfondimento, quali:
- l’esame del Liquor cerebrospinale, che consiste in una puntura lombare per il prelievo del midollo (rachicentesi) e si effettua solo in casi ben selezionati, qualora ci sia una progressione improvvisa e veloce con sospetto di polineuropatia infiammatoria;
- la biopsia del nervo, una forma di diagnosi quasi del tutto abbandonata e che dovrebbe essere sempre l’ultima indagine da considerare, solo in casi particolari e, comunque, dopo aver eseguito tutti gli esami precedentemente illustrati o nel caso in cui non abbiano identificato alcuna forma di CMT.
Solo una volta delimitato il campo e individuato la sintomatologia principale, il paziente si sottopone al test genetico, consistente nello studio del DNA attraverso un semplice prelievo del sangue. Una situazione di ereditarietà già nota consente di abbreviare i tempi della ricerca genetica. Di solito, per l’individuazione della CMT1A occorrono poche settimane, perché è la forma più diffusa e geneticamente ben identificata. Per altre forme di CMT, possono occorrere diversi mesi ai fini di una diagnosi precisa. In alcuni casi più rari, il risultato del test del DNA può solo escludere alcune forme di CMT, senza arrivare ad una diagnosi effettiva. Sono ancora molti i geni non conosciuti, coinvolti nella formazione della patologia.
Next Generation Sequencing
Un’ulteriore arma che di recente i genetisti hanno a disposizione è la Next Generation Sequencing (NGS), una nuova tecnica di analisi che permette di evidenziare centinaia di mutazioni contemporaneamente, aumentando significativamente la probabilità di diagnosi.
In particolare, il Whole Genome Sequencing (WGS, sequenziamento dell’intero genoma) si è dimostrato particolarmente efficace nell’individuare mutazioni attribuibili a uno dei geni legati a una forma di CMT, come descritto in un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Brain.